La valutazione dell'efficienza di un trattamento riabilitativo per migliorare le abilità di lettura, compitazione e calcolo nei soggetti dislessici, oltre che della sua efficacia, non è sempre di facile attuazione, ma nelle buone prassi cliniche dovrebbe rappresentare un fattore dirimente nella proposta di intervento alle famiglie da parte dei professionisti pubblici e privati che operano in questo settore di intervento.
Possiamo definire efficace un trattamento riabilitativo, quando ottiene un risultato statisticamente significativo nell'incrementare l'adeguatezza un comportamento target (per esempio, ridurre il numero di errori ortografici in un dettato), misurato prima e dopo il trattamento con test standardizzati.
Il concetto di efficienza di un trattamento riabilitativo è relativo al rapporto costi/benefici dell'intervento, e rappresenta un aspetto altrettanto importante, se non addirittura ancora più significativo nella pratica clinica e nella realtà quotidiana, di quello di efficacia. Infatti, è ben diverso ottenere un miglioramento significativo nella riduzione degli errori ortografici o nel recupero dei fatti aritmetici di un bambino dopo 60 ore di trattamento rispetto ad un normale ciclo di 12 ore, con un investimento in termini di impegno richiesto al soggetto e all'equipe di operatori nonché di costi economici cinque volte maggiore.
In Italia è disponibile da più di 20 anni (Tressoldi, P.E., Stella, G., Faggella, M.; 2001) la misura stimata del cambiamento naturale, cioè senza trattamento, dei soggetti dislessici riguardo ai parametri di rapidità e correttezza di lettura di un brano. "Questo dato costituisce un importante parametro di riferimento per stabilire, per così dire, la «bontà» di qualsiasi trattamento riabilitativo della lettura dei soggetti dislessici. Infatti, qualsiasi metodica riabilitativa, per essere considerata efficace, dovrebbe produrre un cambiamento superiore a quello atteso senza la messa in atto di procedure di recupero specifiche." (Tressoldi, P.E., Vio C., Lorusso M.L., Facoetti A., Iozzino R.; 2003). Utilizzare i parametri di riferimento dell'evoluzione naturale dei comportamenti di lettura, ortografia e calcolo dei bambini/studenti dislessici senza interventi riabilitativi offre un livello accettabile di validità scientifica dei risultati di efficacia ottenuti con piccoli gruppi o con casi singoli, pur con ovvi limiti di generalizzazione dei risultati.
In uno studio successivo, Tressoldi e colleghi (2003) hanno ottenuto una misura di efficienza del miglioramento della velocità di lettura con una "semplice equazione: EFFICIENZA = (EFFICACIA / mesi di trattamento / Intensità (ore al mese di trattamento))*100. Questa misura fornisce quindi una indicazione di quante sillabe al secondo (per 100), sono state guadagnate tenendo conto dei costi in termini di tempo ed intensità di lavoro. In questo modo è possibile ottenere una classifica dei trattamenti con in testa quelli che ottengono i migliori cambiamenti a minor impegno di risorse."
In un precedente articolo abbiamo messo in evidenza come un nuovo modello di comorbilità dei DSA proposto dal gruppo di ricerca italiano di Pierluigi Zoccolotti costituisca una conferma indiretta dell'efficacia del Metodo VaDiSS, nel trattamento dei DSA; nel presente articolo intendiamo discutere brevemente l'altro fondamentale aspetto relativo alla sua "efficienza", sulla base del concetto di approccio "prossimale" versus "distale" ai disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disortografia e discalculia) proposto da Max Coltheart (2015).
La distinzione tra cause prossimali e distali è centrale per lo sviluppo delle architetture cognitive (Coltheart M., 2015). I processi prossimali sono descritti come gli antecedenti cognitivi della lettura ed in particolare come “cause di scarso rendimento di lettura che consiste in qualche anomalia del sistema cognitivo di lettura del bambino”. In questa prospettiva, un modello di lettura (o di ortografia o del calcolo) è un'architettura complessa caratterizzata dalle relazioni tra questi antecedenti prossimali e la lettura (o l'ortografia o il calcolo). In altri termini, utilizzare un approccio "prossimale" significa formulare relazioni causali esplicite tra i predittori (cioè antecedenti cognitivi del comportamento specifico sotto esame) e le misure dipendenti dall'obiettivo (cioè lettura, ortografia o matematica).
Le cause distali invece riguardano un patrimonio di processi cognitivi più generali (come la memoria di lavoro, la percezione, l'attenzione ecc.) che è evidentemente necessario per supportare l'attività dei processi previsti dal modello ma sono visti come processi distali nella misura in cui non viene proposta alcuna relazione esplicita con il comportamento di lettura e con i fattori prossimali considerati nell'architettura della lettura. Il loro ruolo sul comportamento target è indiretto nella misura in cui questi fattori influenzano alcuni dei processi prossimali previsti all'interno dell'architettura cognitiva della lettura, della compitazione o del calcolo (Coltheart M., 2015). Un punto debole dell'approccio distale è che ampie categorie come l'attenzione o la memoria influenzano sicuramente in vari modi comportamenti complessi come leggere, compitare o fare calcoli, ma queste relazioni rimangono implicite, non definite operativamente.
Tenendo conto di quanto appena detto sulle caratteristiche delle dimensioni cognitive prossimali e distali, nell'ambito dei trattamenti dei DSA a parità di efficacia degli stessi appare plausibile considerare come caratterizzati da maggiore efficienza quelli che agiscono sulle cause prossimali per via della relazione esplicita e l'effetto diretto sui comportamenti target del trattamento (rapidità e correttezza di lettura, correttezza ortografica, recupero rapido e corretto dei fatti aritmetici), rispetto ai trattamenti che agiscono sulle cause distali dei DSA per via dell'influenza indiretta, generale e aspecifica sui predittori prossimali e delle relazioni tra le une e gli altri che spesso rimangono ad un livello implicito.
Il Metodo VaDiSS è un trattamento delle comorbilità dei DSA (disturbi di lettura, compitazione e calcolo) che agisce in modo specifico sulle cause prossimali, cioè su dimensioni cognitive che in modo diretto ed esplicito agiscono sui comportamenti target oggetto dell'intervento, e questo spiega l'efficienza del trattamento riabilitativo nei termini di un adeguato rapporto costi/benefici. Per chiarire la differenza tra le due metodologie di intervento, faremo un breve riferimento all'intervento con un alunno gravemente disortografico descritto in un precedente articolo.
La memoria di lavoro è una componente fondamentale delle FE. La metodologia di trattamento del Metodo VaDiSS prevede di agire in modo significativo sulla memoria di lavoro dei soggetti con DSA, ma non con un potenziamento generico (distale) di questa dimensione cognitiva in un tradizionale intervento sulle FE, bensì in modo focalizzato, diretto ed esplicito con i comportamenti target di lettura, ortografia e calcolo.
Nel caso dell'intervento con il bambino disortografico, la memoria di lavoro è stata attivata direttamente attraverso la stimolazione sensoriale della corteccia prefrontale dorso-laterale (Dorso-Lateral Pre-Frontal Cortex, DLPFC) con l'accesso oculare sistematico (occhi rivolti in alto nell'emilato controlaterale sinistro) e collegata in modo esplicito al comportamento target (dettato di parole del test DDE-2), che ha permesso al bambino di mantenere attivamente nella sua memoria di lavoro visiva le stringhe ortografiche (parole) Il tempo necessario per "copiarle" sul foglio, riducendo in una sola seduta gli errori ortografici da 21 a 1.
Questo risultato, in termini di efficienza del trattamento, può considerarsi eccezionale, e sarebbe incredibile se non fosse stata videoregistrata la sua prestazione, disponibile alla consultazione all'interno della sezione dei materiali integrativi del Corso FAD 50 crediti ECM/50 ore formative: "Valutazione e trattamento dei disturbi di apprendimento (DSA). In realtà in questa "Fase 1" o di "recupero" del trattamento della disortografia evolutiva con il Metodo VaDiSS non possiamo parlare di trattamento, ma "semplicemente" di un intervento preliminare per aiutare il soggetto a richiamare (retrieval) correttamente le immagini visive delle parole dalla memoria a lungo termine (Visual Word Form Area, VWFA) e a mantenere attivamente l'immagine nella memoria di lavoro con la stimolazione sensoriale al fine di trascriverla sul foglio.
Il trattamento vero e proprio, denominato "Fase 2", agisce sempre in modo prossimale, cioè diretto, focalizzato ed esplicito sulla memoria di lavoro per facilitare in modo potente la memorizzazione (encoding) e il consolidamento (storage) nella VWFA delle stringhe ortografiche (sillabe, morfemi e parole) per permettere al soggetto disortografico di recuperare la loro forma corretta nella successive attività quotidiane a scuola o a casa durante l'attività di scrittura. Una descrizione sommaria del trattamento è descritta nell'articolo: Disortografia Evolutiva 2: descrizione di un caso clinico (trattamento con il Metodo VaDiSS: Fase 2).
Bibliografia
The Development of Reading Speed in Italians With Dyslexia: A Longitudinal Study - Patrizio E. Tressoldi, Giacomo Stella e Marzia Faggella. Journal of Learning Disabilities, settembre/ottobre 2001
Confronto di efficacia ed efficienza tra trattamenti per il miglioramento della lettura in soggetti dislessici - Patrizio E. Tressoldi, Claudio Vio, Maria Luisa Lorusso, Andrea Facoetti, Roberto Iozzino. Psicologia Clinica dello Sviluppo, dicembre 2003
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